26 Mag Giornata Mondiale del Gioco
In occasione della Giornata Mondiale del Gioco che si celebra il 28 maggio, condividiamo un excursus di riflessioni sul tema, tanto caro ai TNPEE, di grandi Autori di Psicologia evolutiva.
Se per Piaget il gioco infantile aveva una duplice valenza-non solo il gioco riflette lo sviluppo, in particolare sul versante cognitivo, ma vi contribuisce attivamente- per Vygotskij esso rappresenta una risposta del bambino alle prese con i propri bisogni anche in relazione al contesto sociale, affrancando la realtà dai propri vincoli e costituendo il terreno principale dello sviluppo affettivo, oltre che cognitivo. Nelle teorie psicanalitiche, il gioco, a cui è stata attribuita da alcuni Autori la stessa valenza che hanno i sogni e le libere associazioni negli adulti, ha la funzione di permettere al bambino di esercitare un controllo attivo sulla realtà, favorendo la regolazione emotiva ed il soddisfacimento, sebbene su un piano simbolico, di desideri e pulsioni. In questo ambito, un Autore che ha dedicato grande attenzione a questo tema è senz’altro Winnicott, per il quale lo spazio di gioco è un’area intermedia tra la realtà psichica interna del bambino e la realtà fisica del mondo esterno, area transazionale concessa al bambino tra le istanze della creatività primaria e la percezione oggettiva basata sulla prova di realtà.
La letteratura recente manca di una definizione univoca di gioco, anche se in molti Autori si ripetono alcuni concetti; in particolare: l’attività di gioco si caratterizza per essere intrapresa dal bambino liberamente e volontariamente, essa non ha un fine esterno, pratico o conoscitivo, non è adattiva, è fine a se stessa. In sintesi “nel gioco si fa per fare e, soprattutto, si fa perché si ha voglia, si trae piacere dal fare in sè” (Mayer e Musatti, 1992)
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