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La tragedia di Firenze, ma anche di Afragola. L’Ordine Tsrm e Pstrp interprovinciale di Napoli: le morti per il lavoro, un problema di prevenzione.

La tragedia di Firenze, ma anche di Afragola. L’Ordine Tsrm e Pstrp interprovinciale di Napoli: le morti per il lavoro, un problema di prevenzione.

Non servono più ispettori se non sono qualificati e specificamente formati come i Tpall. La chiave per la tutela è lavorare al fianco delle aziende per la prevenzione.

La tragedia di Firenze ha visto altre 5 persone perdere la vita nell’esercizio di un diritto costituzionalmente riconosciuto ma il fatto che vengano riaccesi i riflettori su una tematica centrale nelle famiglie dei lavoratori deve spingerci a fare formazione e informazione costanti ai fini della prevenzione che rappresenta l’unica strada percorribile. A sostenerlo è l’Ordine interprovinciale di Napoli delle professioni sanitarie Tsrm Pstrp.
“Un ruolo, quello della prevenzione e della formazione e informazione sulla prevenzione, che l’Ordine delle professioni sanitarie Tsrm e Pstrp di Napoli, Avellino, Benevento e Caserta ha sposato pienamente sin dalla sua costituzione” avverte Franco Ascolese, presidente dell’Ordine. “La grave strage di lavoratori alla quale si sta assistendo in questi giorni, quella avvenuta nel cantiere edile di Firenze ma anche ad Afragola (Pasquale Pispico, operaio 35enne morto ieri mattina ad Afragola, precipitando da un ponteggio in un edificio in ristrutturazione di via San Marco, finendo rovinosamente al suolo dopo un volo di circa tre metri lasciando la compagna, anch’essa trentenne, ed un figlioletto di tre anni), sono tragedie che non possiamo più tollerare – aggiunge Cosimo De Marco, presidente della Commissione d’Albo dei Tecnici della prevenzione nei luoghi e negli ambienti di lavoro presso lo stesso Ordine – una ferita sociale che lacera il nostro paese portando dolore e sgomento nelle famiglie dei lavoratori”. L’Ordine e la Commissione d’Albo (CdA) dei Tecnici della prevenzione nell’ambiente e nei luoghi di lavoro TSRM-PSTRP di NA-AV-BN-CE sentono dunque il dovere di esprimere innanzitutto solidarietà e cordoglio ai familiari delle vittime, persone che nell’esercizio di un loro diritto costituzionalmente riconosciuto, ogni giorno non fanno ritorno alle loro case. “Affinché stragi come queste non si ripetano si ribadisce un impegno fattivo per il ruolo e la posizione di garanzia istituzionale che quest’Ordine, in qualità di Organo sussidiario dello Stato, svolge a tutela della salute della collettività” aggiunge Ascolese.
“Spesso il sistema risponde in modo semplicistico – gli fa eco De Marco – evidenziando sempre la mancanza di ispettori e i pochi controlli ispettivi e consequenzialmente propone nuove ed immediate modifiche legislative tendenti solo all’inasprimento delle pene e all’aumento delle sanzioni e delle ispezioni in termini numerici assoluti e non qualitativi. Un’improvvisazione
che produce sistematicamente disastri legislativi come ad esempio il dualismo di competenze creato tra le Asl e l’Inl (Ispettorato nazionale del Lavoro) prevedendo per quest’ultimi un’assunzione di 1500 unità in tutt’Italia. Una selezione aperta indistintamente anche a professioni e classi di laurea senza alcuna competenza in materia – sottolinea De Marco – privi di una formazione di base attinente alle discipline in materia di tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro né muniti di apposita iscrizione ad un albo professionale, costringendo l’Ente Inl a dover sopperire con mesi di formazione obbligatoria, sicuramente non paragonabili ad un corso di laurea”. e qui ritorna prepotente il concetto di migliorare non solo il numero ma la qualità dei controlli stessi.
Blocco delle assunzioni nelle Asl (in Campania ferme da decenni a causa del Piano di rientro sebbene in pareggio di bilancio per la Sanità dal 2013, fatta salva la parentesi Covid). Le Regioni? Alcune sono più sensibili al tema, altre del tutto latitanti. Questo negli anni ha creato una voragine territoriale con differenti sistemi di protezione e controlli, a scapito sempre dei lavoratori col perenne ed assordante silenzio da parte del Ministero della Salute capace solo di commentare con comunicati di cordoglio quando giacciono i morti sul selciato. Eppure gli infortuni e le malattie professionali sono una esclusiva questione di governo della salute.
“Siamo convinti – spiega Cosimo De Marco – che evidenziare sempre, la mancanza di ispettori e i pochi controlli ispettivi sia un modo semplicistico di focalizzare un problema annoso e che per risolverlo in modo appropriato e definitivo, nell’interesse primario in materia di tutela della salute e sicurezza negli ambienti di lavoro, basterebbero una serie di regole”.
Eccole elencate:

  • dotare tutti gli organici dei servizi di vigilanza preposti (AA.SS.LL., INL, Comando Carabinieri per la tutela del lavoro, etc.), di personale TPALL (Tecnici della Prevenzione nell’ambiente e nei luoghi di lavoro), quale unica figura professionale riconosciuta “ope legis” dall’ordinamento universitario e giuridico vigente, dotata in concreto di competenze in materia di prevenzione, igiene e sicurezza dei lavoratori e che in quanto tale agisce in un contesto sanitario analizzando procedure organizzative di filiere produttive dal punto di vista tecnico, organizzativo e sanitario. Tutto ciò comporterebbe notevoli vantaggi in termini di efficacia dei controlli. Inoltre l’agire dei Tecnici della prevenzione, non si limita ad accertare reati già consumati, bensì a promuovere buone pratiche e comportamenti virtuosi di lavoratori e imprese tesi a scongiurare a monte fatti di cronaca dagli esiti mortali come quello ultimo di Firenze, mediante l’instillazione della cultura della prevenzione e sicurezza nelle realtà imprenditoriali con le quali si interagisce
  • Incrementare l’organico professionalmente aderente al contesto della vigilanza ma solo se in possesso di competenze specifiche.
  • Adeguare il personale al numero di aziende da controllare. Attualmente in Italia ci sono 4.540.634 milioni di aziende attive (fonte ISTAT 2021) a fronte di appena 3.500 Tecnici della prevenzione che si occupano di vigilanza in materia di sicurezza. Nella regione Campania vi sono 367.475 aziende attive (di cui solo a Napoli vi sono 191.044), 1,6 milioni di occupati, a fronte di soli 93 Tecnici della prevenzione, organici abbondantemente sottodimensionati, il cui incremento dovrebbe seguire il benchmarking dell’Unione europea che raccomanda un ispettore ogni diecimila lavoratori, ovvero 160 Tecnici della Prevenzione per la Campania (attualmente in Campania è di 1 ogni 17mila occupati ed in alcune Regioni, ne abbiamo addirittura uno ogni 39mila). Poi i controlli e la vigilanza che l’Ordine delle professioni sanitarie chiede di orientare non a una prospettiva meramente repressiva bensì in direzione preventiva così come auspicato da anni dalle evidenze degli studi scientifici, e dalle politiche internazionali europee. “La necessità è pertanto di migliorare la prevenzione degli infortuni sul lavoro e delle malattie professionali per essere in linea con l’approccio “zero vittime” (Vision Zero – Obiettivi della Commissione UE per il 2021-2027). Dobbiamo avere il coraggio – conclude Cosimo de Marco – di affermare e portare alla conoscenza di tutti che le sanzioni e le ispezioni generalizzate non producono alcun effetto sul medio e lungo termine sulla riduzione degli infortuni o delle malattie professionali. L’efficienza delle ispezioni negli ambienti di lavoro non può essere legata al loro numero, ma deve essere valutata anche in base al modo in cui migliora le conoscenze dei soggetti interessati e influisce sulle trasformazioni dell’atteggiamento e dell’organizzazione delle imprese in favore del miglioramento dell’ambiente di lavoro, tanto per citare la comunicazione della commissione UE sull’attuazione pratica delle disposizioni di diverse direttive in materia. Bisogna capacitarsi che il farmaco più potente in medicina si chiama “Prevenzione” e quindi necessita ribadire con forza che le prime responsabilità sono del Ministero della Salute, ed in successione delle Regioni che hanno dimenticato il principio cardine della Prevenzione”.
    In conclusione l’appello è al coraggio del cambiamento, anche di programmare sistemi non solo basati sulla dicotomia tra inadeguatezze-sanzioni, ma anche a supporto delle imprese in politiche economiche, anche di detrazioni totali delle spese sostenute in sicurezza che rendano “conveniente” alle aziende investire in Prevenzione (costa molto di più allo Stato ed alla collettività la non sicurezza).
    “Le ispezioni esercitate dai Tecnici della prevenzione che operano nei Dipartimenti della prevenzione delle Asl, a cui competono tali funzioni, seppur nell’auspicabile e necessario aumento delle piante organiche – conclude Ascolese – non saranno mai sufficienti per “controllare” quasi 5 milioni di imprese. Cambiare il loro paradigma in visione positiva verso la sicurezza, in quanto le competenze e la mission della nostra professione, a differenza di altre è protesa non solo dell’adempimento normativo ma al valore della Salute quale obiettivo”.
    Un progettista non può prescindere dal relazionarsi con le maestranze e con i fornitori, è una colpevole mancanza che la Federazione nazionale degli Ordini TSRM- e PSTRP, a cui afferisce l’albo dei Tecnici della prevenzione nell’ambiente e nei luoghi di lavoro, non sia stata chiamata ad oggi, ad esprimere propri rappresentati in contesti tecnici nazionali tesi alla progettazione ed alla programmazione verso una Prevenzione sempre più efficace ed efficiente. Aumentare la frequenza dei controlli non è sbagliato dunque, purché lo si faccia con l’agito dei Tecnici della prevenzione.
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